cheap online pharmacy

Friday, July 31, 2009

Jungle Fever



Apocalypto
Innanzitutto una premessa: è impossibile scindere Apocalypto da Mel Gibson, come del resto è impossibile separare un film dal suo regista. L'uno è il figlio dell'altro. Quello che conta è non confondere "Mel Gibson essere umano", con il "Mel Gibson regista", e soprattutto non lasciare che l'opinione sul primo possa in qualche modo connotare anche il secondo. Perchè per quanto si possa odiare il Mel antisemita-neofascista, come regista è una delle voci con maggiore personalità all'interno del panorama cinematografico off-Hollywood. Tanto di cappello per un regista che investe i suoi soldi (questo film non voleva produrlo nessuno, Gibson ha pagato di tasca sua) in progetti così rischiosi e borderline, e soprattutto con idee davvero forti e pregnanti che riescono a reggere anche film non perfetti come questo Apocalypto. Ed è paradossale come Hollywood abbia deciso di condannare lo stesso uomo che fino all'era di Braveheart aveva invece portato agli allori: La passione di Cristo e Apocalypto sono un pò la vendetta di Mel.
 
Detto questo, il film di Gibson è lontano dall'essere un grande film, per un semplice motivo: non va oltre l'action movie. Gibson spreca l'opportunità di raccontare una grande metafora, di fare dei Maya un simbolo antico della decadenza della civiltà moderna. Poteva essere un grande affresco universale, ma purtroppo è solo un buon film d'azione. Ed incredibilmente tutta la "questione Maya" sembra passare in secondo piano, come fosse semplicemente uno sfondo tra i tanti da utilizzare a piacimento. Uscendo dal cinema non si ha la sensazione di aver conosciuto un mondo nuovo, una nuova realtà (al di là degli scopi didascalici del film: il cinema non deve insegnare nulla, a mio avviso), ma solo di aver assistito ad una storia che per puro accidente si ambientava in quel periodo, in quel contesto. Ad accrescere questa sensazione è il fatto che come pellicola è molto derivativa, e cinematograficamente parlando anche poco originale: oltre a Braveheart, il film non è nient'altro che una versione primitiva ed artisticamente sofisticata di Rambo: pura sopravvivenza da giungla. L'azione comunque è molto buona, alcune sequenze memorabili, ritmo serrato, e grandi momenti di cinema. Il film è strutturato in tre grandi sezioni: villaggio nella giungla - città Maya - fuga finale. Semplicistico il primo, meraviglioso il secondo, ridondante il terzo. Ma effettivamente una giungla così gritty e sporca non è mai stata filmata: notevole l'uso della luce e dei colori da parte del direttore della fotografia Dean Semler.
Quello che alla fine davvero conta (e che ricorderò) è che Apocalypto è una gioia per gli occhi. Visivamente è un miracolo, ogni inquadratura è come un sogno lucido, un'esplosione di luce, colore puro, estetico realismo. Le riprese nella giungla sono struggenti nella loro realtà: siamo lontani dalla perfezione primitiva e pura di The New World. La sezione ambientata nella grande città Maya è stupefacente, meravigliose scenografie e preziosissimo contributo del reparto costumi. Da segnalare l'abbondante e perfetto make up. Purtroppo anche in questo caso l'idea che ci troviamo di fronte ad un'occasione sprecata è molto forte: personalmente avrei voluto vedere e capire ed amare di più tutto il progetto, oltre il semplicismo di maniera con cui tutta la questione è trattata. Ottimi gli attori non professionisti.
 
Insomma, bello è bello, ma poi? E non credete ai giornalisti: c'è molta più violenza in una puntata qualsiasi di Buona Domenica che in questo film.
C+ 


No comments:

Post a Comment