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Thursday, October 22, 2009

Run baby run



Oggi ho avuto la giornata libera.
A parte la mattinata, in cui abbiamo dovuto convincere mia nonna del fatto che non sta morendo e che non è necessario andare in banca adesso a chiudere i conti e firmare il testamento. Non so perchè, ma la mia Dolce Minù (mia nonna è identica alla dolce Minù, ma ha i capelli di Nicoletta Orsomando) è convinta che sta per morire. Non vi dico il clamore generale.. Cioè, sapevo che la mia famiglia era composta per il 90% da pazzoidi (pazzoidi non nel senso "oggi dipingiamo la cucina di rosso, dai!", ma pazzoidi nel senso "ti faccio due tramezzini ripieni di dentifricio")..ma fino a questo punto.. Non ho parole.
Comunque tornando alla frase di apertura, mi sono trovato con il pomeriggio libero.
E siccome ho pranzato tipo alle 11.58 perchè stavo morendo di fame (tipo ho trangugiato il minestrone pronto direttamente dalla scatoletta di latta..nemmeno i profughi perdono la dignità così come l'ho persa io stamattina), il mio pomeriggio è cominciato praticamente a mezzogiorno. Avevo davanti a me un interminabile orizzonte di nulla. Certo, la prospettiva di marcire a letto è stata dura da combattere. Che fare altrimenti?
La prima opzione è stata quella di seguire il consiglio di Lemoncandy e darmi alla cucina, uccidendomi di mollicci di mele. Ma è dura fare una ricetta che preveda mele, farina, uova e cannella senza avere in casa le mele, la farina, le uova e la cannella. Cioè, avrei anche potuto farcela..io in vita mia ho cucinato cose che voi umani.. ho cucinato cose per cui in molti paesi potrei essere condannato alla pena capitale..magari un giorno vi racconterò. Quindi scartata l'opzione "Un pomeriggio con Anna Moroni", e scartate tutte le cose pseudo intellettuali (tipo, per dirne una, leggere), una sola cosa si profilava all'orizzonte, la più aberrante, bieca, sadica di tutte: andare al parco a fare jogging (ora dovrebbe partire la Nona di Beethoven)(non la Nonna di Beethoven).
Prima regola del perfetto joggingista: trovare immediatamente qualcuno con cui condividere l'atto. Sì, perchè come chiunque perfetto corridore insegna, è necessario avere qualcuno al proprio fianco con cui chiacchierare e far commenti acidi sulle persone che si incontrano al parco. Cioè, il correre e sudare è una specie di surplus, di materiale di scarto.. il vero senso dello jogging è il chiacchiericcio, che come sappiamo ossigena i polmoni e fa bene alla circolazione come il peperoncino. Ovviamente, l'unico giorno su 365 in cui ho questa idea, nessuno della mia cerchia è reperibile (MEMO #1: Farsi nuovi amici). Non importa: andrò da solo (parte ancora la Nona di Beethoven).
Seconda regola del perfetto joggingista: l'outfit. Sì perchè se sei magro e atletico puoi indossare anche il cilicio e il reggiseno a punta del 1989 di Madonna e saresti comunque il figo del quartiere, ma se sei come me, devi misurare e ponderare ogni centimetro di vestiario per essere al top delle tue possibilità (con "se sei come me" intendo se sei il sosia ufficiale di Jack Black). Perchè diciamocelo, andare di pomeriggio al parco in una bella giornata è un pò come fare pubbliche relazioni (MEMO #2: farsi una lampada che quando la luce mi colpisce sono catarinfrangente).
Terza regola del perfetto joggingista: gli accessori. So che per molti di voi (noi) è un'eresia, ma oggi ho scoperto che quando vai a correre è meglio non essere gravati da un numero spropositato di accessori. Io mi sono portato dietro le chiavi, l'iPod, un cappellino visiera fashion e il cellulare, dimenticandomi del fatto che ormai nemmeno la Vodafone mi manda più messaggi e che è inutile sperare nell'arrivo di qualche sms che mi possa cambiare la giornata, dato che ultimamente gli unici messaggi che mi arrivano sono quelli che mi mando io quando chiamo il 404 per sapere quanto credito ho. (MEMO #3: togliere le chiavi da mazzo, che l'effetto circo quando corri non è bello).
Quarta regola del perfetto joggingista: porsi degli obiettivi. Per una persona come me, che l'ultima volta che ha corso era nel 2004 al concerto di Britney al Forum per arrivare primo alle transenne, è necssario porsi degli obettivi adeguati. Anche solo arrivare fino al parco e parcheggiare nelle strisce bianche è un successo, insomma, come prima uscita.
 
Allora, avevo dei pantaloncini bianchi che si stringevano sul ginocchio, una maglietta bianca e gialla, calze bianche e gialle e scarpe bianche Adidas (mai messe ma che ho trovato inspiegabilmente nella scarpiera..non so di chi siano, ma sono perfette per correre!). Arrivo alle 16.30 al Parco Nord, sole, brezza e tanti vecchi: praticamente perfetto. Cioè, le 16.30 è l'orario ideale, perchè le baby gang sono appena uscite da scuola e i fanatici del fitness sono ancora al lavoro. E io temo entrambe le categorie. Che poi, per dir la verità, non ci sono più nemmeno i vecchi rassicuranti di una volta. I vecchi di adesso sono delle macchine per uccidere, dei perfetti meccanismi atti a farti sentire in colpa (e vi assicuro, quando anche voi arriverete ad invidiare il fisico di un 60enne vorrà dire che sarete giunti al capolinea come il sottoscritto). Cioè, ho incrociato nel mio percorso degli anziani che avrei preso a scarpate: abbronzati, occhiali da sole superfashion, che correvano ad una velocità che se sbattevi le palpebre li avevi già persi di vista.. mamma che odio.. ma non ci sono più i giocatori di bocce di una volta?!!? Alla fine, grazie al supporto del mio iPod (MEMO #4: creare una cartella con solo canzoni per incitare la corsa..perchè ascoltare tiziano ferro e la colonna sonora di Brokeback Mountain mentre corri ti fa venir voglia di gettarti nel primo cespuglio di rovi) e alla mia supertenacia, ho fatto ben 27 minuti di corsa continuata (tranne una pausa di due minuti dovuta allo spavento per aver visto un oggetto animale non identificato camminare sul mio braccio). Devo ritenermi soddisfatto. Ora trabocco di acido lattico. Ma penso di poterlo sopportare. E comunque davvero..devo farmi una lampada..perchè in quei tratti di percorso in cui il sole mi colpiva (circa il 99% dei momenti) assomigliavo molto di più ad una fiamma evanescente risplendente di luce propria che ad un umanoide.


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