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Wednesday, September 16, 2009

Le Colonne d'Ercole



Stamattina ho avuto il primo vero estenuante colloquio della mia vita.
Cioè, ne ho già avuti in passato, ma le interviste sono tipo durate 5 minuti, il boss nemmeno mi guardava in faccia e le domande erano tipo "Sai usare il Vetril?" e "Hai almeno un diploma elementare?" e "Hai qualcosa contro la cinematografia anal fetish o il fist fucking?".
Oggi invece mi sentivo come Anne Hathaway ne Il diavolo veste Prada.
Io, piccolo e morigerato, vestito pseudo normal (si, insomma.. non ho messo la mia maglietta "Lindsay saved my life"), alle prese con una grande azienda, anzi, la più grande Scuola di Lingua al mondo. Ok, diciamo il British Institute e tagliamo corto. Arrivo sotto il palazzo fin de siecle, ovviamente in anticipo, ovviamente nervoso, ovviamente con la lingua felpata. Già mi immaginavo un colloquio in lingua inglese, e io nemmeno avevo ri-aperto il Grammar Matters del liceo. Che poi io volo con la fantasia e mi sono fatto dei viaggi che non vi sto a dire.
Dopo aver scansato un punkabbesta che voleva il mio numero di telefono per contattarmi per la manifestazione del I Maggio (ma ce la fai? tsè), giusto per farmi sentire sicuro di me e della mia padronanza della lingua, mi avvicina un magrebino (si, non era un magrebino ma per sineddoche ogni extracomunitario lo è -strascichi di Borghezitudine-..ah, e la sineddoche potrebbe non essere una sineddoche) e mi chiede indicazioni stradali. Ovviamente in inglese. All'inizio non avevo capito che lingua fosse (..andiamo bene..) tant'è che gli ho risposto in italiano. Effettivamente mi sembrava un idioma nazionale non ben identificato, tipo il marchigiano. Il povero avventore riformula la domanda, chiedendomi per la seconda volta dove si prendesse la linea 19 del tram. Al che gli faccio: "Listen (mamma, come sono aggressivo!), i don't know, ask where is the T" (traduzione dall'inglese filippesco all'italiano: "Ascolta, non lo so, chiedi in quel negozio lì all'angolo dove c'è l'insegna T, è un tabaccaio e di sicuro lo saprà. In bocca al lupo e buona giornata."). Cioè, ero sconfortatissimo. Le indicazioni stradali sono tipo la seconda lezione di inglese dopo i pronomi. Me tapinissimo.
 
Ok, ci siamo. E' arrivato il momento.
Suono al capanello, mi aprono, mi sento molto a Runway, solo che qua i diavoli vestono acrilico o H&M. Si, a NY forse il diavolo veste Prada, ma a Milano di sicuro veste Bershka.
Al chè, le mie due Emily Blunt (si, io ne ho avute due oggi..peraltro adorabili) mi fanno accomodare in una sorta di sgabuzzino e inizia il colloquio (va bene che sono un'umile risorsa umana.. ma nello sgabuzzino ci tieni le scope, non me!). Torchiato per 40 minuti con domande che facevano molto THE CLUB o Il Gioco delle Coppie (qualcuno dovrebbe mandare di nuovo in onda questo programma). All'inizio sembravo tipo stordito di cocaina (nervoso, occhio allampanato, mi grattavo il naso..), poi dopo i primi 10 minuti mi sono tranquillizzato e infatti è andata bene. Cioè, io un pò sta cosa del sapermi vendere mi lacera. Non riesco, devo per forza essere sincero..non riesco a mentire e a fare il brillante. Io sono così, c'è poco da fare.. Le mie qualità da PR di me stesso sono pessime.. dov'è la mia verrrrve quando ne ho bisogno? Tant'è che la domanda clou è stata:
Emily Blunt #1: "Dimmi un tuo pregio e un tuo difetto".
Anne Hathaway (yes, that's me): "Allora..domanda impegnativa.."
Emily Blunt #2: "Eh lo so.. è una domanda canonica che si fa sempre!! ahahhaha!"
Anne Hathaway: perchè ridi? cos'era una battuta? "AHAHAHAH..dunque.. il pregio è che blablabla blabla blabla.." ho sciorinato qualcosa di banale su quanto sono ampi i miei interessi, che trovo stimolante molte cose, che raramente mi annoio ecc ecc.. "per quanto riguarda i miei difetti..dunque.." allora, se dico i miei difetti veri qua non mi prenderanno mai.. che sono pigro non lo posso dire..che la mia capacità di concentrazione è pari a quella di un ghiro morto è da escludere..che sono dinamico come un metro cubo di cemento armato meglio di no..che cazzo dico!! oh santo cielo.. non so cosa dire.. "dunque.. qui la domanda è complessa.. non che io non abbia i difetti..anzi..devo solo decidere quale posso dirvi.. (ODDIO..l'ho detto davvero..).. diciamo che il mio difetto è che.. MI MANGIO LE UNGHIE!" non ci credo.. l'ho detto..
Le due Emily ridacchiano, mi chiedono altre cose sulla tesi, mi chiedono i lavori che ho fatto, le mie ambizioni, come mi vedo a 30 anni (cioè..non so se tra un'ora mi vedrò Uomini e Donne o L'Italia sul 2, e tu mi chiedi cosa sarò tra 5 anni!?!? Panico!).. le solite cose insomma. Si si, ero molto come "la ragazza sveglia e grassa" di Runway. 
Il probema numero uno è che ancora non mi sento molto pronto per entrare nella fase adulta. Anzi, non mi sento pronto per niente. Cioè, ero preparato..o almeno sapevo che sarebbe successo. Sapevo che dopo la laurea ci sarebbe stato il fatidico momento. E' da 18 anni che mi dicono cosa fare, cosa studiare, quali obiettivi raggiungere, dove devo arrivare, e sapevo che una volta raggiunto il traguardo, mi sarei sentito come una nave alla deriva. E adesso? Cosa succederà? Dove devo andare? Sapevo che sarebbe stato duro, difficile, ignoto. E il momento è arrivato. L'età adulta è qui alle porte. L'età dalle 9 alle 5, dal lunedi al venerdi, le due settimane di ferie in agosto. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento..ma viverlo, è tutta un'altra storia. Non nego di aver paura. Paura di cambiare, di non essere me stesso, di perdermi per strada. O meglio, di trovare una strada che non comprenda le mie Onitsuka, le mie magliette verde acido, il mio blog, i miei amici, i miei pensieri. Non voglio essere diverso. Anzi, io voglio essere diverso.
Voglio rimanere diverso, per sempre. Ricco dentro, per sempre. Curioso e speranzoso, e pieno di sogni e di voglia di sbagliare e di farmi male e sbucciarmi le ginocchia. Perchè a volte mi odio e trovo insopportabile la mia testa, ma in realtà, io il mio mondo dentro lo voglio, lo voglio con tutto me stesso. I miei draghi, le mie farfalle, la mia contemplazione, la mia casa con un grande mulino persa in un grande campo di grano dorato in campagna. Non voglio perdere tutto questo. E ho paura che possa succedere.. ho paura di questo sacrificio.
In ogni caso, il colloquio, terminato con la classica frase (poco beneaugurante in realtà) la chiameremo noi, è andato abbastanza bene (scongiuri del caso). Anche perchè domani, vallo a sapere il destino cos'ha in serbo per me, ne ho un altro, un secondo colloquio. A Brescia, in una casa d'aste. Che poi, detto tra me e te, io mi vedo troppo bene a battere il martelletto assegnando un Monet ad un anonimo compratore dal Giappone. Capisci..un martelletto. Sarebbe un sogno. Però santocielo, è a Brescia. A Brescia! Un'ora andare e una a tornare..
No, anche il pendolare non posso. E' troppo per il mio cuoricino bambino.Image Hosted by ImageShack.us
Non so cosa c'entri, ma l'ho trovata su Google cercando la parola "crescendo" e mi è piaciuta. :)


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