cheap online pharmacy

Tuesday, September 22, 2009

WARREN WORTHINGTON III



X MEN 3

Fin dal prologo ho capito che qualcosa non andava. Magneto e il Professor Xavier, ringiovaniti con la computer grafica di vent'anni, stonavano alquanto. Certo, vedere i due "capi" quando ancora erano amici ed erano mossi dagli stessi ideali è commovente, ma purtroppo Ratner perde l'occasione di approfondire il loro legame (sarebbe stato molto interessante) e passa subito a Jean Grey/Dark Phoenix, che è il vero centro del film.
 
Il vero problema di X MEN 3 (mi rifiuto di aggiungere quel "conflitto finale") è che manca costantemente il cuore della saga. Quando potrebbe diventare altissima metafora, Ratner sembra gettare la spugna e bypassare alla sequenza successiva. Le tematiche messe in campo sono ancora più palesi rispetto agli episodi precedenti: la diversità, l'emarginazione, la voglia di integrarsi ma anche di rimanere fedeli a se stessi, l'identità. Eppure Brett Ratner (che è il vero colpevole di questo pasticcio) si lascia prendere la mano dalla voglia di mostrare e far vedere le meraviglie dei mutanti, e dunque non si focalizza sulla forza dirompente che ha questa saga. Un esempio: la questione della Cura per i mutanti poteva essere ben più sviluppata, e anzi, a mio parere, poteva essere il vero motivo e motore drammatico del film. Ma così non è, e dopo un lieve interesse, tutto passa in secondo piano. Brett Ratner ha fatto di XMEN un film sci-fi di effetti speciali, mentre per Bryan Singer è un film drammatico di effetti speciali. La differenza è fondamentalmente questa.
E poi il regista spreca uno dopo l'altro i personaggi. Il mio idolo Warren Worthington III/Angelo non merita la maniera in cui è stato sfruttato: non sono un estremo fanatico dei fumetti, ma qualcosa ho letto della saga, ed è chiaro che Angelo è uno dei personaggi più complessi e tormentati dal senso di colpa per essere diverso. Nel film compare in tutto per 5 minuti, senza approfondimento psicologico, senza una soluzione con i suoi genitori, e rimane solo un mutante svolazzante qua e là sui cieli di San Francisco. Kitty Pryde è su carta un bellissimo personaggio, ma nel film non ha assolutamente forza. Marie/Rogue (doppiata in maniera indecente) decide di "curarsi", eppure questa sua decisione, che poteva essere un momento di tormento psicologico, di dramma interiore, viene risolta con un sorriso.. E poi Pyro, L'Uomo Ghiaccio, il Fenomeno, Besta, anche Mystica: non hanno un cuore, sono bidimensionali. Le storie d'amore poi sono risibili. Gli unici personaggi che hanno qualcosa da dire sono Ororo/Tempesta, Logan/Wolverine e Jean Grey/Fenice. Ma anche in questo caso non aggiungono nulla a quanto già detto negli episodi precedenti. Tempesta sembra non aver cuore, ma agire solo per portare avanti il sogno di Xavier; Wolverine è piatto, e il suo pseudo amore per Jean strappa un sorriso per la superficialità. E poi lei, La Fenice, intorno alla cui resurrezione gira il film. Il tormento, la lacerazione per essere divisa tra due anime, anzi due menti, una malvagia e una buona, l'amore per Cyclope e Wolverine, per Xavier, e la rabbia, i poteri ultraterreni..è solo una sequenza di scene, non c'è vera affezione da parte dello spettatore, e l'epilogo finale non coinvolge.
 
Il problema di XMEN 3 sta dunque nelle scelte di un regista che chiaramente non ama i suoi personaggi. Brett Ratner è un regista mediocre (vedi Rush Hour, vedi Red Dragon) che confeziona prodotti mediocri. Questo terzo capitolo della saga è stato preparato praticamente in 18 mesi, che è un tempo piccolissimo considerata la portata del film. E molte cose in effetti sembrano abbozzate, buttate lì giusto per far caciara. Anche gli effetti speciali non sono straordinari, ahimè.
Fare il confronto con le opere precedenti è inevitabile, ma anche prendendolo come film a se stante, i difetti saltano fuori troppo chiaramente. Per carità, non è un film privo dei suoi momenti: vedi lo scontro a casa di Jean Grey, quando per la prima volta la Fenice mostra i suoi poteri; oppure quei 15 secondi di silenzio quando la Bestia vede la propria mano da umano: in quegli occhi, in quei gesti c'è tutto il dolore e il tormento di essere "diversi". Ma sono appunto 15 secondi in un film che dura 2 ore..
 
Un'occasione purtroppo perduta, un film che non offre nulla di più di un semplice intrattenimento, quando invece i precedenti episodi offrivano l'intrattenimento oltre ad un cuore che pulsava.
Sperando di rifarci con Superman Returns a settembre. Bryan, mi manchi.
 
 
VOTO: C-
 

Continuate a partecipare all'ETERNAL SUNSHINE CONTEST di Giugno!! Clicca qui! Hai tempo fino al 31 Maggio!

PS: Break_the_ice grazie delle visite e dei commenti!! vorrei contraccambiare ma il tuo blog è privato e non mi da accesso!! grazie!! :D

 



No comments:

Post a Comment